Cos’è la vita e qual’è il suo senso?
Prima di avventurarmi a scrivere poche parole in riferimento ad un titolo così impegnativo, credo obbligatorio dire qualcosa su come siamo diventati umani. Nella competizione animale per la sopravvivenza la qualità determinante che ha permesso all’uomo di sopravvivere è sicuramente l’intelligenza.
Attualmente la nostra intelligenza la sfruttiamo per una miriade di cose che vanno dalla programmazione all’arte o anche per azioni meno nobili. Ma l’uomo non è sempre stato così, nell’arco del tempo ha avuto un’evoluzione sia fisica che mentale attraverso molti processi complessi che in parte possiamo solo immaginare. Si trovano tracce della comparsa dei primi ominidi sei o sette milioni di anni fa in Africa. Le varie specie si sono spesso mescolate tra loro stimolando un miglioramento della specie. Da quel numeroso gruppo di tipologie diverse circa duecentomila anni fa prende vita l’Homo sapiens, che pur assomigliandoci molto nella struttura non aveva ancora le stesse potenzialità mentali. Molto più recentemente, circa quarantamila anni fa, in una maniera che la maggioranza dei paleoantropologi ritiene inspiegabile, fa la sua apparizione l’uomo moderno o homo sapiens sapiens. I cambiamenti climatici favorirono con il relativo innalzamento della temperatura la migrazione verso il resto del mondo di questa nuova specie che è il nostro diretto antenato. Questo improvviso sviluppo delle capacità mentali ha dato luogo a tutta una serie di supposizioni a volte anche molto fantasiose, che non vuol dire che non possano essere reali. La domanda che resta sempre aperta è su come sia stato possibile, che a parità di strutture e condizioni a disposizione, una specie possa avere avuto una evoluzione verso capacità estremamente più complesse rispetto alle altre. Per quale recondito motivo evolutivo l’essere umano ha potuto imparare a dipingere, leggere e scrivere, sviluppare capacità di astrazione, pianificare il futuro, quando la stimolazione evolutiva lo stimolava per la caccia, la raccolta e tutti gli stessi stimoli delle altre specie contemporanee. Questo particolare “buco evolutivo” ha lasciato ampio spazio di critica a Darwin da parte dei creazionisti. Per quanto possa essere un’ipotesi fantasiosa, l’intervento di esseri di altri pianeti è più realistica di una dogmatica spiegazione creazionista. Come possiamo spiegare la presenza di immagini relative a dei che scendono dal cielo nella mitologia della maggior parte delle civiltà umane? Qual’è il significato di molte raffigurazioni rupestri di strani esseri che indossano stravaganti copricapi? Alcuni studiosi definiti “border line” dalla scienza ufficiale, sostengono che il salto evolutivo possa essere conseguente ad accoppiamenti incrociati ed esperimenti genetici sugli ominidi da parte di alcuni extraterrestri. Per quanto queste particolari teorie siano più o meno pesantemente criticate dalla scienza canonica, i sostenitori ritengono che molte opere architettoniche e artistiche, ammirabili ancora oggi, siano troppo complesse per esseri eccessivamente arretrati proprio rispetto a quella complessità. E cosa dire dei ricorrenti racconti mitologici in cui esseri superiori possedevano armi in grado di distruggere velocemente una città attraverso raggi luminosi. Tutto questo può essere frutto esclusivamente della fantasia di menti particolarmente fertili? Come possiamo spiegare cosa possa essere successo di tanto straordinario da trasformare una specie stabile, fino ad allora non molto diversa dalle precedenti, in un portento di creatività?
In ogni modo indipendentemente da cosa sia realmente accaduto, in brevissimo tempo, da un punto di vista evolutivo, la nostra mente è arrivata a livelli tali di astrazione da chiederci: cosa ci facciamo su questa terra? Qual’è il nostro ruolo? Ci sarà una vita dopo la morte? E tante altre domande esistenziali che non credo facciano parte delle problematiche degli animali.
Cos’è la vita
Da un punto di vista biologico la vita inizia con l’incontro di due gameti che portano 22 cromosomi ciascuno …….. e dopo?
L’uomo tenta di definire cosa sia la vita da migliaia di anni, secondo Aristotele gli esseri viventi si differenziavano per avere tre tipi di anima, vegetativa, animale per tutti gli esseri viventi e razionale solo per gli esseri umani. Nell’arco dei secoli si sono susseguite definizioni diverse ed il termine anima ha assunto un significato diverso. Dai filosofi dell’antica Grecia, al vitalismo, alla teoria quantistica promossa da Schrödinger si è cercato di capire cosa differenzi un essere vivente da una pietra inanimata con risposte sempre più sofisticate.
Passando dall’osservazione di cosa differenzi una pietra inanimata da un essere vivente, a cosa differenzi un essere vivente da un suo simile ormai senza vita, la risposta diventa ancora più complessa. Da un punto di vista strutturale non ci sono differenze, ma lo studio delle manifestazioni della morte (Tanatologia) ci dice che la morte è uno stato definitivo che coincide con l’arresto assoluto ed irreversibile delle attività vitali per la perdita delle funzioni indispensabili per la vita (cardiaca, respiratoria e nervosa) e alla irreversibilità di tale perdita.
Per quanto si cerchi di approfondire non sembra possibile dare una definizione completamente esaustiva di vita.
Se abbiamo la fortuna di saperci gustare una notte in campagna fuori dall’inquinamento luminoso delle città, l’emozione che possono darci le stelle sono conseguenti alle capacità dei nostri tessuti. Grazie ai fotoni che colpiscono la retina il tessuto li trasforma in minuscoli impulsi elettrici che attraverso il nervo ottico arrivano al tessuto del cervello. In quell’area cerebrale quegli stessi impulsi vengono elaborati come immagine di stelle.
Contemporaneamente all’elaborazione degli stimoli luminosi, il nervo acustico viene stimolato dall’orecchio che registra lo stormire delle foglie mosse dal vento che trasporta il profumo dei fiori stimolando il nervo olfattivo.
Quell’immagine, quei suoni, quei profumi, verranno percepiti ed elaborati in maniera diversa a seconda della nostra sensibilità, della nostra educazione, delle nostre esperienze. I nostri tessuti, pur essendo costituiti da atomi in maniera molto simile a tutto quanto costituisce il mondo inanimato, sono in grado attraverso una complessità di azioni di farci provare emozioni che non hanno né peso ne forma.
Sia la scienza che la filosofia, due facce della stessa medaglia, si interrogano sul come quegli atomi uguali nelle rocce e nei tessuti umani possano “assemblarsi” in esseri in grado di muoversi, correre, volare, nuotare e persino pensare, ridere, piangere e provare emozioni.
Si dice che oggi la scienza sia giunta a livelli altissimi, eppure nessun uomo è mai riuscito a donare la vita attraverso la scienza (purtroppo spesso succede il contrario). Trent’anni fa gli uomini si sono infervorati per il progetto genoma su cui erano riposte tante speranze e fatte tante promesse, ma come si dice tra il dire ed il fare c’è in mezzo il mare. Da qualche anno è esplosa la fisica quantistica, un mondo estremamente affascinante, una scienza che ci fa scoprire l’entanglement o correlazione quantistica, un concetto estremamente difficile da spiegare. Anche se oggi con la “meccanica quantistica” si riempiono la bocca tutta una serie di “operatori” di dubbia professionalità, ci sono scienziati di altissimo livello che arrivano a delle conclusioni concepibili per poche menti. È proprio grazie alla descrizione di quegli scienziati premiati con il nobel per la fisica nel 2022 che possiamo avvicinarci a comprendere il significato di correlazione quantistica o entanglement:
Ripreso da un articolo di Focus
Il Nobel per la Fisica 2022 va a Alain Aspect, John F. Clauser e Anton Zeilinger “per i loro esperimenti con l’entanglement dei fotoni, in cui due particelle si comportano come un’unità singola anche quando sono separate. I tre scienziati premiati hanno dimostrato che è possibile studiare e controllare particelle che si trovano in uno stato di entanglement (“intreccio”): ovvero che sono correlate a distanza, così che quello che succede a una di esse determini quello che accade all’altra, anche se si trovano a grandi distanze. La correlazione quantistica prevede che due particelle distanti ma correlate possano scambiarsi immediatamente, come in un abbraccio, informazioni sul loro stato, in una forma molto particolare di “teletrasporto”.
La fisica quantistica ammette l’esistenza di oggetti che sono fortemente correlati. Per esempio, immaginiamo due amici, Alice e Bob, ognuno dei quali abbia una moneta. Quando Alice lancia la sua moneta, avrà il 50% di probabilità di ottenere testa e il 50% di probabilità di ottenere croce. La stessa cosa accade a Bob. Quando entrambi, Alice e Bob, lanciano le loro monete, abbiamo quindi una di quattro configurazioni possibili, ognuna con il 25% di probabilità: testa e testa, testa e croce, croce e testa, croce e croce. È importante notare che il risultato del lancio di Bob non dipende da quello di Alice, e viceversa. Fino a qui è tutto ovvio. Ecco, ora immaginiamo due monete speciali, monete che esistono solo nel mondo della fisica quantistica. Chiamiamole monete quantistiche. Queste monete quantistiche hanno una proprietà difficile da intuire. Immaginiamo che Alice lanci la sua e ottenga testa con il 50% di probabilità. Le due monete quantistiche sono speciali perché, in questo caso, anche Bob otterrebbe testa quando lancia la sua. Garantito, con il 100% di probabilità. Stessa cosa nel caso in cui Alice ottenesse croce. Quindi, per le monete quantistiche di Alice e Bob, si possono verificare solo due configurazioni, ovvero testa e testa oppure croce e croce.
Le due rimanenti configurazioni, testa e croce, e croce e testa, sono escluse. Le monete quantistiche appena descritte non sono un prodotto della nostra fantasia, ma possono essere costruite nel mondo fisico, per esempio attraverso due fotoni, i componenti fondamentali della luce. O attraverso atomi, I componenti fondamentali della materia. Testa e croce possono essere codificate nelle proprietà di un fotone o di un atomo. Sbalorditivo.
Che cosa c’è di strano? Apparentemente nulla. Però questa proprietà vale anche se le due monete sono in uno stato indeterminato e sono molto lontane tra loro, per esempio sulla Terra e su Plutone. Se allora osservo la moneta sulla Terra e trovo croce, allora posso essere sicuro che anche su Plutone troverò croce. In altre parole, il risultato della misura sulla Terra influenza istantaneamente quello di una misura su Plutone.
L’entanglement trova applicazione innanzitutto nella crittografia, cioè la tecnologia che consente di mandare messaggi cifrati in modo che non possano essere intercettati. L’entanglement, infatti, consente di inviare sequenze di bit quantistici (in cui gli stati “0” e “1” siano indeterminati come nell’esempio della moneta) in modo tale che chi manda il messaggio si accorgerebbe immediatamente dell’eventuale presenza di un intruso, perché rimarrebbe una traccia dell’intercettazione sulle particelle legate da entanglement.
Inoltre la correlazione quantistica, insieme alle altre proprietà quantistiche, trova poi applicazione anche nei computer quantistici, perché costituisce un modo di trasferire l’informazione tra un punto e un altro di un processore o di un altro tipo di circuito elettronico.
L’utilizzo da parte degli scienziati di questa e altre particolari caratteristiche nei loro studi sembra che possa avvicinarci a comprendere il segreto della vita.
Nel mondo della meccanica quantistica gli oggetti possono stare in due posti contemporaneamente, avere collegamenti inquietanti e passare attraverso barriere apparentemente impenetrabili. Due particelle che sono entrate in risonanza possono restare collegate anche a distanze enormi e quindi comunicare.
Tutto questo è sicuramente molto interessante e non nego che mi affascina, solo che per avvicinarci ad una minima comprensione occorrerebbero molte pagine di approfondimento e non è l’obiettivo di questo libro. Al contrario degli scienziati sono convinto che siamo ancora molto lontani dallo scoprire il segreto della vita, ma questo non deve scoraggiarci perché la vita è sempre esistita anche quando l’uomo conosceva molte cose in meno di oggi e continuerà ad esserci (sempre che l’uomo non la distrugga) anche quando l’essere umano avrà scoperto molte altre cose.
Riguardo alla vita biologica la correlazione quantistica o entanglement ci permette di comprendere meglio il concetto di insieme nell’essere umano e animale. Gli studi della PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia), a differenza della Medicina ortodossa, si concentrano sull’unitarietà dell’uomo e sull’equilibrio ed interdipendenza tra psiche, sistema nervoso, sistema endocrino, sistema immunitario e sistema miofasciale. Il fenomeno dell’entanglement ci spiega ancora meglio come i vari sistemi riescano a comunicare tra loro in tempo reale.
Il funzionamento del vivente (che è cosa diversa dalla comprensione della vita) si spiega quindi più profondamente con la fisica quantistica. Naturalmente tutti i concetti studiati da Archimede, Galilei, Newton, Leonardo Da Vinci, fino a Einstain non vanno certo in pensione, ma vengono ampliati e completati dai nuovi studi quantistici. Lo studio biologico sulla vita dell’essere umano e animale si fonda quindi sia sulla fisica classica che sulla moderna quantistica.
Gli studi sul DNA, anche se dovranno essere ulteriormente approfonditi, ci hanno spiegato molto sul mondo della genetica, in seguito l’epigenetica ci ha dato ulteriori strumenti di comprensione che, integrati dai moderni studi sulle neuroscienze, ci stanno dando un quadro sempre più chiaro sul funzionamento dell’essere umano. Adesso la fisica quantistica ci fornisce ulteriori approfondimenti permettendoci, forse, di avvicinarci alla comprensione di cosa sia la vita.
Capire le incredibili proprietà della materia vivente richiede quindi lo studio del mondo nascosto dei quanti, per descrivere il quale dovremmo raccontare la storia ed i tentativi fatti nell’arco degli anni, ma non è il nostro obiettivo. Forse potremmo spiegare il segreto della vita se fossimo in grado di rispondere a due domande.
La prima: per quale motivo la manifestazione della materia è così diversa a seconda che costituisca una pietra o un essere umano? In pratica, pur con tante conoscenze in più, ci stiamo facendo la stessa identica domanda degli antichi filosofi greci.
La seconda: per quale motivo una volta che sopraggiunge la morte dell’essere umano i suoi tessuti tornano ad avere le caratteristiche della sostanza inanimata?
Agli inizi del ‘900 Duncan MacDougall, Medico americano, ebbe l’idea di pesare i suoi pazienti immediatamente prima e dopo la morte. Sembra che i risultati di questa pratica portassero ad una differenza di peso costante pre e post morte di 21 grammi. Il Medico si convinse quindi che quella differenza di peso fosse da attribuire all’anima. Ma anche ammettendo che le sue convinzioni potessero avere un senso, resta da capire perché questa “forza vitale” chiamata anima abbandoni il corpo nel momento della sua morte.
Quest’ultima domanda ci riporta all’irrisolta questione delle opposte visioni tra credenti ed atei. Se la forza della vita è da imputare all’anima (intesa in senso religioso) perché il suo abbandono corrisponde al deterioramento dei tessuti per malattia, per trauma o per vecchiaia? L’anima ha quindi bisogno di tessuti integri per abitare il corpo? Ed i tessuti sani costituenti un corpo hanno bisogno di un’anima per vivere?
Analizzando le similitudini molto strette tra tutti gli esseri vivi, siano questi del mondo animale o vegetale, possiamo dire che ci accomunano quattro fattori: la nascita, il periodo di vita, la morte ed il ritorno allo stato di “terra”.
Chissà se il Dott. MacDougall avesse pesato anche animali e piante la differenza di peso rilevata potesse essere stata sempre di quei 21 grammi rilevati negli esseri umani, e quindi rispondere al fatto che anche gli altri esseri sono dotati di anima.
Per tutti coloro che hanno studiato la vita nell’arco dei secoli, il concetto di anima ha permesso a quella parte di scienziati della materia di dedicarsi ai loro studi senza invadere il campo dell’immateriale, sia questo filosofico o teologico. Il culmine di questa divisione fu promosso dal filosofo francese René Descartes (Cartesio) il quale propose un’ipotesi, per quei tempi rivoluzionaria, in cui assimilava piante, animali ed esseri umani a complesse macchine mosse da sistemi meccanici. Egli fu molto acuto nell’escludere dal controllo meccanico la mente umana lasciando che questa fosse governata da un’anima immortale. Questa visione fu ben accetta dal potere ecclesiastico che in questo modo non vedeva nessuna minaccia scientifica alla teologia. Per quanto oggi Cartesio sia molto criticato (molto facile con il senno di poi), personalmente lo considero un genio con una visione molto più ampia di quanto oggi non si voglia far pensare. Più avanti altri scienziati furono comunque ossessionati dalla domanda su se e come le stesse forze che muovono le macchine fossero in grado di determinare la vita, giungendo ad una ovvia risposta negativa.
Già alla fine del 1800 lo studio della fisica classica si focalizzava su due canali, uno sullo studio della materia costituita da particelle più o meno grandi sottoposte alla legge di gravità ed altro, ed un secondo che riguardava lo studio delle energie in grado di interagire con la materia come calore, luce e magnetismo. Queste forme di energia erano in grado di provocare il riscaldamento, l’emissione di luce, o un cambiamento di colore della materia. Gli studi scientifici si sviluppavano quindi su due entità distinte, una sulla materia visibile e l’altra sulle energie invisibili in grado di propagarsi nello spazio e di agire sulla materia. Sia il tempo che l’incremento della velocità nelle scoperte che ha caratterizzato il ‘900 hanno determinato il riavvicinamento degli scienziati materialisti alle scienze filosofiche, tanto che oggi gli appassionanti studi sulle neuroscienze vedono la stretta collaborazione di Medici, Filosofi, Fisici, Biologi, Chimici, Ingegneri ed altri, ritornando quindi all’antico con tante conoscenze e possibilità in più.
Lo studio della fisica quantistica sta cercando di spiegare il fenomeno del dualismo onda-particella, che unito a quello della correlazione quantistica (entanglement) ed altri fenomeni, permettono spiegazioni fino ad oggi impossibili. L’influenza dell’osservatore in questo ambito è un’altro affascinante fenomeno, gli scienziati che lo hanno studiato sostengono che la realtà è la risultanza fra osservatore ed osservato. Questo significa che il sistema di credenze dell’osservatore determina l’esistenza della realtà nella forma in cui egli crede che sia? Questa ultima parte dovremmo rileggerla molte volte, approfondirla e studiarla, per comprendere come anche la scienza giunga a dirci che spesso le nostre convinzioni e credenze siano in grado di condizionare la nostra vita nel bene e nel male. È appunto sul concetto a cui si rifanno le ultime frasi che si articola questo libro, le nostre credenze, le nostre convinzioni, da dove derivano? Come siamo stati educati? Quanto siamo condizionati? Quanto cediamo alla manipolazione? Quanto vogliamo impegnarci a capire o quanto siamo attratti dal mantenere la nostra zona confort, sono tutte domande le cui risposte possono aiutarci ad una maggiore consapevolezza e libertà. Consapevolezza e libertà che integrate con altri fattori possono essere una solida base del nostro benessere. Dare una risposta esaustiva alla domanda su cosa sia la vita resta quindi ancora impossibile, ma in molti si fanno un’altra domanda altrettanto impegnativa su quale sia il senso della vita.
Qual è il senso della vita?
É sempre più frequente negli ambiti filosofici cercare una risposta alla domanda sul senso della vita. Una domanda che si fanno sia gli atei che i credenti, magari dandosi risposte diverse.
Perché facciamo quello che facciamo? Qual è il nostro scopo nel mondo? Cosa pensiamo quando ci svegliamo la mattina? Perché impegnarsi così tanto quando potremmo fare meno?
Per quanto la tecnologia ci risparmi parte della fatica fisica non ci sta risolvendo i problemi della mente e non ci aiuterà a trovare un significato alla vita. Perché qualcuno vorrebbe dormire anche di giorno ed altri alla mattina sono pieni di carica?
Se facciamo un confronto tra le varie le società, quelle tecnologicamente più avanzate hanno un grado di felicità più basso. Le società che ci appaiono meglio organizzate con il più alto grado di innovazione tecnologica sono anche quelle che hanno il più alto numero di suicidi. La Finlandia è considerata uno dei paesi più felici del mondo dal World Happiness Report 2018, ma è anche il paese dove il suicidio rappresenta addirittura un terzo delle cause di morte tra i giovani tra i 15 e il 24 anni.
Qual’è il senso della vita è una domanda complessa che esige una risposta complessa, sempre che questa esista. Per tentare di rispondere alla domanda dobbiamo porci altre quattro domande con relative risposte: da dove veniamo, chi siamo, cosa dobbiamo fare e dove andiamo.
Alla domanda sulla nostra provenienza troveremo risposte diverse tra atei e credenti, ma anche sul significato della nostra esistenza e su ciò che sarà di noi dopo questa vita ci saranno le stesse differenze. Viene quindi da chiedersi se esiste Dio o la sua esistenza è una necessità umana, anche questa è una domanda che troverà sempre le stesse risposte in base alle convinzioni di chi risponde. L’appassionante studio delle neuroscienze sta tentando di darci delle risposte su cosa e chi siamo, un ambito molto appassionante che in qualche modo fornisce una conoscenza, che, per quanto minima, permette di elaborare un pensiero critico più efficace nel comprendere le influenze esterne su di noi e conseguentemente una maggiore libertà almeno nel pensare.
Se la domanda su cosa dobbiamo fare della nostra vita richiede la risposta più impegnativa, e sicuramente più importante, è anche vero che una mente più libera potrà elaborare una risposta più libera e consona al proprio essere più profondo.
Quali sono le scelte giuste da fare? Come evitare quelle sbagliate? Anche se nessuno di noi è un veggente o un mago, certamente una mente meno condizionata e più libera ha maggiori probabilità di fare le scelte più consone al proprio essere e al contesto in cui si trova.
Noi siamo un insieme di idee, di sentimenti, di emozioni che ci identificano sia verso noi stessi che verso gli altri. Molto di questo insieme è frutto di quello che ci è stato insegnato e il nostro pensiero critico e la nostra libertà dipende molto dal come siamo stati educati. Quella stessa libertà che ci obbligherà ad indossare più o meno spesso quelle maschere che il teatro della vita richiede.
Le moderne neuroscienze ci stanno chiarendo molti aspetti del rapporto mente-corpo, chiaramente non possono darci una risposta sulla effettiva esistenza dell’anima intesa in senso religioso e tanto meno sulle supposte caratteristiche di immortalità.
Il mio sentire mi porta a rispondere a tutti questi interrogativi con la tranquillità di chi gioisce della bellezza di questo mondo, di chi pensa che il paradiso possa essere qui in ogni momento.
La parte più pratica della nostra vita ci mette di fronte a tre importanti problemi da risolvere: l’attività lavorativa, i rapporti sociali, i rapporti sentimentali, problemi che come è normale in questo mondo per alcuni saranno più impegnativi a differenza di altri. Escludendo problematiche oggettive, come condizioni economiche o di salute, generalmente le difficoltà che si incontrano sono molto legate alla fiducia in se stessi che, come accennato poco sopra, si sviluppa in base all’educazione ricevuta specialmente durante l’infanzia. Fortunatamente, anche per i più sfortunati c’è una possibilità di recupero, è il pensiero di Alfred Adler che, a differenza del suo contemporaneo Sigmund Freud, crede nella possibilità di cambiare.
Chi interpreta il pensiero freuidiano vive coerentemente alla sua storia infantile convinto di non avere altra scelta e quindi non tenta neanche di risolvere i problemi della vita convinto di non esserne in grado. Spera in un futuro migliore ma non fa nulla di veramente concreto per cambiarlo perché convinto di essere vittima della sua stessa storia.
In realtà per quanto il peso delle esperienze infantili sia molto influente e altrettanto la condizione economico sociale, è essenziale pensare che la vita ci si presenta, o meglio può presentarsi come una pagina bianca ancora da scrivere.
La favola del pescatore e dell’uomo di affari
Un giorno, un uomo d’affari si fermò in un piccolo villaggio di pescatori sulla costa: la sua macchina si era fermata all’improvviso e il meccanico gli aveva detto che ci sarebbero volute alcune ore a ripararla. Così, l’uomo d’affari aveva deciso di fare una passeggiata sulla spiaggia.
Lì incontrò un pescatore: stava pescando bene e l’uomo d’affari gli fece i complimenti. “Quanti pesci riesci a pescare in un giorno?”.
“Due o tre, quanto basta per preparare il pranzo e la cena” rispose il pescatore.
“E quanto tempo impieghi?”
“Dipende. A volte mezz’ora, a volte un paio d’ore”.
“E poi cosa fai?” chiese l’uomo d’affari incuriosito.
“Vado a bere qualcosa con i miei amici, faccio un riposino, canto e suono; sa, a me piace suonare il piano, ho un vecchio pianoforte a casa”.
L’uomo d’affari interruppe il pescatore: “lei ha una fortuna sotto il naso e nemmeno se ne accorge. Se pescasse dalla mattina alla sera potrebbe vendere il pesce al mercato e mettere via un gruzzoletto. Dopo qualche mese potrebbe assumere degli altri pescatori alle sue dipendenze e noleggiare una barca più grande”.
“E cosa me ne faccio di una barca più grande?” domandò il pescatore.
“Lei è fortunato, io ho studiato in una delle migliori università del paese e posso darle una mano; del resto il meccanico ha detto che devo aspettare qualche ora. Se invece che due o tre pesci ne pescasse qualche quintale ogni giorno potrebbe venderlo direttamente al mercato del pesce, in qualche grande città. Nel giro di dieci anni metterà su un’impresa e guadagnerà milioni. Entro vent’anni potrà quotare la sua azienda sul mercato e vendere tutte le sue azioni: così guadagnerà miliardi”.
“E poi?”
“Quando sarà ricco potrà ritirarsi in un piccolo paesino, magari sul mare. Lì potrà dormire fino a tardi, pescare un po’, bere qualcosa e divertirsi con gli amici e fare quel che le piace”.
Il pescatore non capiva: “Cioè, lei mi sta dicendo che dovrei lavorare giorno e notte per vent’anni per tornare a fare la vita che già faccio?”.
E pensò che gli uomini d’affari, alle volte, sono davvero strani.
Una favola che può stimolare molte domande sulla gestione della nostra vita, sulle scelte fatte e su quelle che dobbiamo ancora fare.

L’esistenza è una misteriosa avventura, difficile da descrivere e a cui è difficile dare un significato, ma ci sono frasi che a volte accendono una candela in una stanza buia.
Nella vita non bisogna mai arrendersi, mai rassegnarsi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia e senza colore in cui tutto è abitudine e rassegnazione.
Rita Levi Montalcini
Assumersi la responsabilità della propria infelicità è l’inizio del cambiamento.
Osho
Il compito più difficile nella vita è quello di cambiare se stessi.
Nelson Mandela
Per tutti i cambiamenti importanti dobbiamo intraprendere un salto nel buio.
William James
A cosa servono questi alberi verdi, a cosa serve il canto d’un uccello, a cosa serve il sorgere del sole, ma cosa serve una notte stellata? Che scopo ha tutto ciò? No, non esiste uno scopo. Per questo la vita è così bella.
Osho
Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani. Perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e principalmente, vivere.
Dalai Lama
Può sembrare strano che la vita sia un puro incidente, ma in un Universo tanto grande è inevitabile che accadano degli incidenti.
Bertrand Russell
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